Che poi rimane un mistero.
La collocazione dei ricordi, dico. La logistica.
Potrei scommetterci: percorrendo cercando, in lungo e in largo tutti gli scaffali del cervello, non troverei traccia spontanea di alcun ricordo interessante. Neanche l’ombra di un ricordo degno di essere chiamato tale.
Se proprio insisto nello scuotere i polverosi scatoloni incastrati fra i miei neuroni, forse qualche opaco viso antico potrebbe spuntare, ma nulla di più.
Inutile. Cercando, spesso non si incontra nessuno disposto a raccontare qualche bella storia passata.
Poi, succede che qualche volta sei lontano anni luce dal pensiero dei ricordi, sei lanciato con la fionda nella direttissima proiezione futura di ogni variabile e, improvvisamente e senza alcun preavviso, ti trovi immobilizzato a osservare nell’aria una scena spedita dal tuo passato.
Tutto questo, perdendo ogni percezione contemporanea e ogni sensazione di movimento: immerso all’ istante nella intensa densità dei ricordi.
Succede che senza nessuna pretesa, entrando in una stanza, sentendo un odore o toccando un materiale, si apre il più remoto e disperso vaso di ricordi a lunghissima conservazione.
Confermo.
La posizione dei ricordi rimane per me un mistero e, forse, non sono ancora pronto ad abbandonare l’idea che qualche mio ricordo stia immagazzinato proprio nel grande cassetto di quel vecchio mobile nella stanza dei miei genitori.
Inutile cercarlo altrove.
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🙂